L'industria della depressione

L'industria della depressione

Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità la depressione si candida a diventare il primo problema sanitario, sopravanzando anche le malattie cardiovascolari. Il fenomeno appare dunque dilagante, epidemico. Che cosa è successo? Una tale dirompenza non si spiega con le interpretazioni tradizionali, da quella sociologica, che accusa i modi di vita attuali di generare sempre più infelicità e sofferenza, a quella organica, che chiama in causa la predisposizione genetica, a quella clinica, che si focalizza sulla cattiva strutturazione intrapsichica del soggetto. Quale ruolo hanno invece gli psicofarmaci? Secondo Philippe Pignarre, per comprendere davvero i motivi di questa epidemia senza agente infettivo occorre partire dai metodi di cura, più che dalle cause. Nella sua funzione di direttore della comunicazione di un'industria farmaceutica poi acquisita da un gigante del settore, per molti anni ha potuto osservare da vicino i dispositivi finalizzati a creare il mercato della depressione, a cui sono destinati enormi investimenti. Primo fra tutti, il protocollo che governa i test sui farmaci, esempio perfetto di circolarità tra diagnosi e terapia: definiamo "depressione" quella vasta area di disagio psichico che guarisce grazie agli antidepressivi. Area suscettibile, di per sé, di estendere permanentemente i propri confini.
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