Il dilemma dei dinosauri. Fisiologia, ideologia e paleontologia
I dinosauri, scoperti e nominati da Richard Owen a metà Ottocento, sono stati riconosciuti subito come rettili (il nome significa «lucertole terribili»), dei quali bisognava giustificare in qualche modo il gigantismo di alcune forme. Le prime ricostruzioni li mostravano mollemente adagiati in acquitrini, indolenti e poco reattivi, in virtù del loro presunto “sangue freddo” di origine rettiliana. I carnivori, come Tyrannosaurus, erano disegnati poggiati sulla coda, come strani coccodrilli verticali. La situazione è cambiata attorno agli anni settanta-ottanta con il cosiddetto “Rinascimento dei dinosauri”, capitanato da un giovane paleontologo americano di nome Robert Bakker. Basandosi su studi coevi, che iniziavano a stabilire una stretta relazione tra dinosauri e uccelli, Bakker propose che – come gli uccelli e i mammiferi – i dinosauri fossero in effetti endotermi, “a sangue caldo”. Tyrannosaurus divenne una specie di “mammifero” gigante, scattante e mortale, e i molli brontosauri vennero ricostruiti in atteggiamenti molto più dinamici che in precedenza. Il successo evolutivo dei dinosauri venne così reinterpretato alla luce di questa nuova concezione; improvvisamente divennero “superiori” rispetto agli altri rettili. La teoria colpì l'immaginario popolare e venne ripresa da Michael Crichton nel libro (1990) e poi nel film (1993) "Jurassic Park", il cui protagonista somiglia anche fisicamente a Bakker. Oggi, a livello popolare l'immagine dei dinosauri è ancora quella di "Jurassic Park", ma a livello accademico le cose sono cambiate, e si pensa che probabilmente i dinosauri fossero “mesotermi”, chi più chi meno in grado di regolare la propria temperatura interna, a seconda del gruppo specifico, del momento geologico e dell'ambiente in cui ciascuna specie viveva. Resta il fatto che l'universo di "Jurassic Park", pur bellissimo, non è più scientificamente sostenibile.
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