Il detective fantasma

Il detective fantasma

Jack Wyte è morto. La sua morte è stata una strana faccenda, il genere di faccenda che quando ti chiedono «Come sei morto?» ti dà il diritto di rispondere: «È una lunga storia». Si lascia alle spalle una carriera nella Squadra Omicidi che gli ha fatto male alla salute, una vita solitaria, una ex-moglie con cui non parlava da anni, una figlia ormai adulta e l'amore di Dare, l'unico essere al mondo che può vedere i fantasmi ma non vuole più vedere lui. E se pensava che tirare le cuoia, nella sua sgradevolezza, risolvesse tutti i problemi, si sbagliava di grosso. Morire, in realtà, è stato solo l'inizio. A Londra ci sono stati dei decessi diciamo poco ortodossi. E pure a Los Angeles. Sua figlia, in uno scavo archeologico in Guatemala, ha incontrato un tizio che le legge nel pensiero. Due personaggi non proprio umani sono stati incaricati da un concilio di non-morti di insabbiare tutto l'insabbiabile, con le buone o con le cattive. La detective Jamaica Kingstone della Metropolitan Police possiede la Vista, e questo non ha migliorato il suo umore. O il suo carattere. Anzi l'ha resa molto nervosa. C'è robaccia sovrannaturale dappertutto e i funzionari della morte non hanno il tempo o il personale per risolvere il casino in corso. Anche perché non si sono ancora accorti del vero problema. D'altronde si sa, al giorno d'oggi muore troppa gente e sono molto impegnati. Il caso, così, finisce metaforicamente sulla scrivania di Jack Wyte, la cui vita non è stata un granché, ma la cui morte si preannuncia anche peggio. Perché la verità non è mai gradevole e l'indagine in corso lo obbligherà a confrontarsi con dei fantasmi molto più inquietanti delle ombre dell'aldilà.
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