Autobiografia di una zucchina

Autobiografia di una zucchina

Il suo nome è Icaro, ma non gli piace, preferisce Zucchina perché è così che lo chiamava la mamma mentre stava incollata alla Tv e beveva tutte quelle birre, e gli rifilava le sgridate del secolo da quando il papà se ne era andato a fare il giro del mondo con una gallina. Che non si capiva perché il papà doveva portarsi dietro una gallina, che è un animale stupido, ma valla a capire la mamma a volte. La mamma ce l'aveva anche con il cielo, diceva che è colpa sua di tutto, dell'infelicità, del papà che non c'è più, e allora basta ucciderlo, il cielo, così la mamma è felice e gioca con lui e non lo picchia più. Così lui prende la pistola, spara alle nuvole, la mamma cerca di strappargliela, e poi pam, la mamma è morta, somiglia a una bambola di pezza tutta molle. Poi arriva Raymond il gendarme gentile che lo porta alle Fontane dove c'è Rosy che ha un cuore grande così, e gli altri educatori, ed è pieno di bambini come lui. Questa è la storia di Zucchina e degli amici che incontra alle Fontane, tutti nati dalla parte sbagliata della vita, ma che sanno guardare le cose con sguardo meravigliato e affascinato. Lì, l'infanzia sboccia come il fiore sulla pietra, quella di Camille, di Alice, di Jujube, dei fratelli Chafouin. E di Icaro, che per la prima volta ha una famiglia, dei compagni di gioco, delle vere feste di compleanno, un'amica speciale che gli fa battere il cuore, e giornate serene e giochi spensierati.
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