L'architetto

L'architetto

Il ritrovamento del primo cadavere risale all'agosto del 2003, in Connecticut. È sezionato con perizia, come per esporlo a una lezione di anatomia. Nell'ottobre dello stesso anno viene riservato lo stesso, meticoloso trattamento a una seconda vittima. Poi è la volta del Montana, dello Stato di New York, del Michigan. L'FBI, subito chiamata in causa, brancola nel buio. Tutto lascia pensare a un serial killer, ma inquadrarlo sembra impossibile: nessun movente, nulla che accomuni le vittime, nessun segno di abuso, nessuna furia omicida. Nulla, tranne forse un unico, labile filo: tutti membri di famiglie ricche, influenti. Frank Clevenger, esperto di psichiatria criminale, comincia la sua indagine nel solo modo in cui uno psichiatra può indagare: parlando con i parenti. Al terzo incontro, la sensazione di disagio che lo ha colto già al primo colloquio diventa puro sconcerto. Perché nelle parole, nei gesti, negli occhi di queste persone non c'è dolore. Nelle loro splendide case non si respira aria di tragedia. E Clevenger comincia a nutrire il sospetto che l'autore degli omicidi abbia quasi fatto loro un favore, riuscendo a riprogettare la loro vita in modo più armonioso, come se ciascuna delle vittime fosse un intralcio, un ingombro - l'opera infelice di un architetto incapace.
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