Storie e cronache della città sotterranea

Storie e cronache della città sotterranea

Salvo Licata fu cronista di originale talento, fatto per "andare in giro per il mondo" (come disse Vittorio Nisticò, il direttore di quegli anni del giornale "L'Ora"). Uomo di penna e di chitarra, l'altra sua più amata vita fu quella del teatro e di intellettuale aperto a tutte le esperienze "spettinate". Divideva in due la città più incomprensibile d'Italia: la "Palermo bianca", per lui più fosca e indigeribile dell'altra, la "Palermo nera", quella dei vicoli segreti, delle brutali spietatezze e dei codici rigidi e privati. Questa città, si sforzava nella spasmodica impresa di capirla, nelle cronache, nei "pezzi" torbidi e densi, che poi subito riversava nel teatro, nei racconti, nel cabaret e nelle canzoni. Con il cruccio che ogni rappresentazione delle "culture subalterne" nella cultura letteraria rischia sempre la frode o la violenza: "nessuno dei rappresentanti delle classi subalterne si sognerebbe mai di parlare di sé come rappresentante delle classi subalterne né di attribuirsi una sua cultura... Io quindi non sono né un intellettuale borghese né un sottoproletario della mia città. Nei con fronti della mia intelligenza sono come nei confronti del mio corpo, col buio davanti e dietro". Un dilemma di etica e di intelletto che cercava di colmare inabissandosi nel linguaggio della " Palermo nera", completo nelle sue strutture, nel suo lessico ricchissimo, a farne emergere la coerenza e la letterarietà, a renderlo veramente comprensibile.
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