Lui e loro. Mussolini e i suoi gerarchi

Lui e loro. Mussolini e i suoi gerarchi

Nella storia di questi uomini c'è un pezzo di storia del fascismo e di vent'anni d'Italia: ognuno di loro incarna una diversa anima del fascismo e un diverso modo di rapportarsi con Mussolini. Una classe politica poco amata dagli italiani e anche dal Duce, senza un forte potere sul Paese, fino al 25 luglio 1943 quando saranno loro, gli eterni secondi, raccolti intorno a Dino Grandi, a prendere in mano il gioco. Ma solo per poco: Mussolini è giunto al capolinea e loro insieme a lui. Oggi gli uomini del Duce sono ombre del passato. Non esistono più, ma qualcosa resta: la loro storia, la loro vita, la loro fine. Resta la certezza che, nel bene e nel male, non ci fu un altro Mussolini ma che, attorno al suo io e alla sua sospettosa e irritata solitudine, non ci fu solo un volo di tacchini. E vero, a Palazzo Venezia, come in Casa Savoia, comandava uno solo, ma gli uomini del Duce non vissero solo di luce riflessa, non furono dei "potenti impotenti". Rappresentarono una classe politica provinciale ma solida, non cattiva, professionale, con alcuni talenti, non del tutto immacolata ma non eccessivamente ladra, sicuramente più affidabile dell'attuale. E, in alcuni suoi componenti, dotata di un senso dello Stato e di un rispetto del Paese che oggi non esistono più.
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