Come all'universo sono venute le macchie. Diario di un tempo finito in uno spazio finito

Come all'universo sono venute le macchie. Diario di un tempo finito in uno spazio finito

Non c'è nemmeno bisogno di pensarci, per tutti noi è un assioma: l'universo è infinito. Eppure potrebbe essere vero il contrario, che l'immensità sia finita, e l'assenza di confini solo un'illusione. Se dalla notte dei tempi scienziati e filosofi hanno perso il sonno su questa eventualità, oggi la scienza ha cominciato a trascinare quella che sembra una questione astratta nell'ambito del reale, del tangibile, dell'osservabile. Un dilemma secolare potrebbe trovare una risposta definitiva, e sarebbe un'altra rivoluzione copernicana perché potremmo sapere in che punto esatto del cosmo ci troviamo. L'impatto sarebbe più deflagrante di quello della scoperta che la Terra è tonda e l'universo in espansione. Agli albori del nuovo millennio stiamo cominciando a disegnare una mappa dell'universo, come abbiamo fatto con gli oceani e i continenti del nostro pianeta, e i dettagli di questa grande carta cosmica stanno finalmente acquistando nitidezza. E' l'astro nascente della cosmologia Janna Levin a rompere il silenzio e l'isolamento dello scienziato per esplorare insieme a noi i buchi neri, il big bang, il caos, per cominciare a tracciare la "forma dello spazio". A partire da una serie di lettere scritte alla madre - che un giorno le chiese: "Che cos'è l'universo?" - l'autrice ci introduce con garbo, intelligenza e chiarezza nella sua vita di ogni giorno, nella sua personale avventura intellettuale nello spazio e nel tempo. Ci accompagna in un viaggio fantastico lungo itinerari siderali senza farci mai staccare i piedi da terra.
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