I taccuini di Norimberga. Uno psichiatra americano incontra imputati e testimoni

I taccuini di Norimberga. Uno psichiatra americano incontra imputati e testimoni

Non sapevano niente dello sterminio degli ebrei. Sapevano, ma non vi presero parte. Vi presero parte, ma obbedivano a qualcuno. Si limitavano a impartire ordini: era la truppa a perpetrare i massacri. Erano contrari alla Soluzione finale, ma come opporsi? Avevano tentato di fare qualcosa: erano riusciti a salvare qualche ebreo. Erano riusciti a salvare tanti ebrei. Alcuni tra i loro migliori amici erano ebrei. Nel febbraio 1946 questo coro di voci discordi accoglie a Norimberga Leon Goldensohn, lo psichiatra americano assegnato al carcere in cui sono detenuti imputati e testimoni nel processo che deve saldare i conti con i seguaci di Hitler sopravvissuti al crollo del Reich. Il medico ebreo si sforza di mantenere il massimo distacco professionale di fronte a quelle incarnazioni del Male, mentre alle sue carte confida che per lui quegli uomini non sono solo pazienti da ascoltare, ma soprattutto soggetti da studiare. Le sue domande vanno oltre i moventi dei crimini contestati, tra i quali non figura quello immane contro il popolo ebraico, ancora senza nome; si insinuano dove il procedimento giudiziario non può arrivare per scoprire se gli ex gerarchi sentono il peso della colpa. Nei colloqui Hermann Goring mostra l'orgoglio di chi si crede successore del Fuhrer: per vanagloria, più che per solidarietà, chiede il proscioglimento degli altri imputati, "pesci piccoli che non ho mai sentito nominare". Cinque mesi dopo l'ultima visita di Goldensohn si toglierà la vita per sottrarsi all'umiliazione dell'esecuzione capitale. Joachim von Ribbentrop, ministro degli Esteri del Reich, recita la parte del grande statista la cui memoria si è annebbiata "a causa di tutto quello che ha passato in quegli anni". Alfred Rosenberg, teorico della razza pura, riconosce che nei campi di concentramento sono state commesse atrocità, ma insiste sulla malvagità del giudeo, nemico giurato della cultura germanica. Rudolf Hess, il potente vicesegretario del Partito nazista, riesce a inanellare solo qualche confuso ricordo familiare: ha perso la capacità di intendere e di volere. Tra menzogne e omissioni i "pazienti" lasciano trapelare involontarie ammissioni di colpevolezza e responsabilità politiche proprie e altrui. Parlano della carriera nel Partito, delle ragioni che li hanno portati a farsi complici dei piani di Hitler, dell'antisemitismo ossessivo. Il medico americano annota ogni parola sui taccuini, un tesoro dimenticato per oltre cinquant'anni. Lo storico Robert Gellately li ha selezionati e raccolti per la prima volta in questo volume: un documento unico, indispensabile per capire "come si diventa nazisti", per cogliere che cosa si agitava nella mente degli artefici dell'ideologia più barbara che la Storia abbia mai conosciuto.
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