C'era una volta l'Urss

C'era una volta l'Urss

In una nebbiosa notte d'inverno Dominique Lapierre, giovane giornalista di "Paris Match" con una sfrenata passione per i viaggi, si abbandona alle fantasticherie. Vorrebbe realizzare un reportage su un paese chiuso agli occidentali - la Cina, o ancor meglio l'Unione Sovietica - percorrendolo in automobile con la moglie, come fosse in vacanza, fermandosi qua e là per parlare con la gente comune. Il fotografo che è con lui, Jean-Pierre Pedrazzini, liquida l'ipotesi con una battuta: "Perché non proporre un servizio sulla Luna?". Ma il tenace sognatore non si scoraggia, si rivolge alle ambasciate, spiega il suo progetto, scrive persino a Chruscèv, al Cremlino. Nella primavera del 1956, forse a causa dell'insistenza dell'intraprendente reporter, o grazie agli esiti del XX Congresso del PCUS e ai primi effetti della destalinizzazione, la redazione di "Paris Match" riceve un telegramma dall'ente preposto al controllo del turismo in territorio sovietico. Dominique e Aliette Lapierre, Jean-Pierre e Annie Pedrazzini sono autorizzati a visitare l'URSS; una coppia russa, lui giornalista, lei insegnante, li attenderà oltre confine per accompagnarli nel viaggio. In luglio i quattro lasciano Parigi. Alla guida di una scattante Simca gialla e nera che li condurrà, attraverso la Germania e la Polonia, fino a Mosca, al Mar Nero e alla Georgia, percorrono strade dissestate, guadano torrenti, divorano tredicimila chilometri bruciando carburante per aerei o per trattori, l'unico disponibile dopo essersi lasciati alle spalle, nella capitale, la sola pompa di benzina in terra sovietica. La libertà di movimento di cui godono è notevole: possono intervistare chiunque, entrare nelle case, nelle fabbriche e nei kolchoz, fotografare un matrimonio ortodosso nella patria dell'ateismo di stato, fare campeggio libero sui monti del Caucaso; ovunque sono accolti con curiosità ed entusiasmo da un popolo che crede davvero nel comunismo e pensa che durerà mille anni. Tornano a Parigi in ottobre, portando con sé il ricordo dell'opportunità unica che è stata loro offerta dalla Storia. Nello stesso ottobre, i carri armati sovietici reprimono nel sangue la rivolta d'Ungheria. Nelle strade di Budapest viene ferito a morte anche Jean-Pierre Pedrazzini. Quella strana e meravigliosa avventura è davvero conclusa.
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