Rime e prose proibite

Rime e prose proibite

A 23 anni, nel 1776, il riminese Aurelio De' Giorgi Bertola, allora monaco olivetano a Siena, pubblica a proprie spese un libretto proibito, naturalmente anonimo. Si tratta di un piccolo capolavoro che esplora l'immaginario dell'eros e dispiega una implicita teoria del piacere, della seduzione, del desiderio, che va anche ai di là del tema amoroso. Il libretto avrà una grande fortuna e, ristampato numerose volte anche dopo la morte dell'autore (1798), unitamente alle prose saggistiche, alle altre poesie, alle lettere e ai diari di viaggio di Bertola, influenzerà gli scrittori soprattutto delle nuove generazioni: fra i più autonomamente ricettivi, Foscolo e Leopardi. Inspiegabilmente disertato dalla metà dell'Ottocento, ignorato nel Novecento, rappresenta oggi una delle prove di particolare vitalità della letteratura del Settecento, sia nei suoi rapporti con la letteratura europea sia come momento di svolta rispetto alla poesia melica e alla produzione arcadica.
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