Io difendo l'uomo

Io difendo l'uomo

Nella sua maturità Erich Fromm visse i primi decenni del secondo dopoguerra percependone le potenzialità creative ma anche le forti contraddizioni. Egli sentì e patì, con preveggenza profetica, la lacerazione interna imposta all'individuo dalle strutture economiche e sociali scaturite da una serie di successi scientifici e tecnologici. Dopo aver creato una siffatta società - dice Fromm - l'uomo, come in una specie di ubriacatura, invece di dominarla ne ha fatto oggetto di culto e in tale maniera ha "alienato" se stesso: ha anteposto l'avere, ossia il principio del possesso e del consumo, all'essere, ovvero a una modalità dell'esistenza che privilegia lo sviluppo dei valori fondamentali della persona e la comunicazione con gli altri. E' questo il "filo rosso" che percorre i libri di Fromm. In "Io difendo l'uomo" sono raccolti scritti (conferenze, proposte, perfino interventi politici) che mostrano Fromm impegnato nella diffusione di una cultura "umanistica", nello sforzo appassionato di lottare contro gli effetti tremendamente distruttivi dell'autoalienazione dell'uomo d'oggi, di rimettere fiduciosamente in primo piano l'uomo con la sua possibilità di una vita felice. Questo libro permette anche di fare un'importante scoperta. Da una lettera di Fromm del 24 dicembre 1974 apprendiamo che il suo famoso "Avere o essere?" era stato concepito come primo volume di un'opera in due volumi dedicata allo studio comparato del mistico tedesco Meister Eckhart e di Karl Marx. Ed ecco allora che in "Io difendo l'uomo" si può leggere gran parte del materiale per quel secondo volume rimasto inedito.
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