Cento giorni (I)

Cento giorni (I)

Con la stessa immediatezza, nella stessa maniera diretta in cui ci ha narrato le vicende di oscuri ebrei dell'Europa orientale o di funzionari absburgici, Roth racconta in questo libro (apparso per la prima volta nel 1935) una storia di Napoleone - e precisamente la fase più drammatica del suo epos, quella che va dalla fuga dall'Elba sino alla disfatta di Waterloo e all'imbarco per Sant'Elena. Sono "cento giorni" che fecero sognare al mondo, per un'ultima volta, prospettive nuove. Ma a Roth, come sempre, lo sfondo storico non interessa se non in quanto occasione per giungere a qualcos'altro. Ciò che lo attira innanzitutto - lo rivela in una lettera - è la possibilità di mostrare Napoleone "nella sola fase della sua vita in cui è 'uomo' e infelice... Vorrei fare di un 'grande' un 'umile'". Per raffigurare questo lato segreto di Napoleone, rivolto alla tenebra e all'autodistruzione, Roth è penetrato con delicatezza, e insieme con crudeltà, nella sua psicologia. Ma l'artificio più felice è stato di contrappuntare il suo destino - il più arduo da raccontare, perchè troppo raccontato - con quello dell'oscura Angelina Pietri, una delle innumerevoli donne che "in tutto il Paese e nel mondo intero erano innamorate dell'imperatore". Alla fine, mentre l'ombra della storia si staglia opprimente su tutto, i due destini sembreranno in qualche modo convergere, nella desolazione e in una caparbia fedeltà.
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