La forza del carattere. La vita che dura

La forza del carattere. La vita che dura

"Non sempre è giusto cedere al fascinoso (e compassionevole) luogo comune secondo il quale chi muore giovane è caro agli dei, perché ""così come il carattere guida l'invecchiamento, l'invecchiamento rivela il carattere"". La senilità, quindi, non è un caso, né una dannazione né l'abominio di una medicina devota alla longevità, ma la condizione naturale e necessaria affinché si verifichino l'intensificazione e la messa a punto del nostro carattere, ossia della forma del nostro durare. Se il daimon - 'il codice dell'anima' - dà luogo alla rappresentazione di noi nell'età giovane, il carattere dà vita all'immagine di noi nell'età senile, ovvero alla sembianza ultima della nostra evanescenza, allo stadio supremo del mandala che abbiamo creato. Ma anche se il carattere sopravvive per immagini, invecchiare non è solo un problema per artisti (come recita un noto titolo di Gottfried Benn): è una forma d'arte che ogni essere umano deve affrontare perché la vecchiaia si configuri come 'struttura estetica' possente e memorabile, che permetta di svolgere il ruolo archetipo dell'avo - custode oculato della memoria e difensore non bigotto della tradizione - cui ogni anziano è chiamato. E non sarà secondaria, nell'adempimento di tale compito, la forza di impatto del nostro volto, la cui configurazione è naturalemnte affidata alle nostre intenzioni e alla nostra volontà. Come viatico al seducente percorso cui Hillman ci invita in questo saggio, ci si potrebbe allora servire di un'immagine di Borges: ""Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Trascorrendo gli anni, popola uno spazio con immagini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, d'isole, di pesci, di dimore, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone. Poco prima di morire, scopre che quel paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto""."
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