Adelphiana. Pubblicazione permanente. 1.

Adelphiana. Pubblicazione permanente. 1.

"Adelphiana" è stata pensata per accogliere testi di ogni genere, origine, epoca, tutti collegati da una certa congenialità e affinità, per adiacenza o per contrasto, che sarebbe toccato al lettore scoprire. A qualche mese di distanza, possiamo dire che l'esperimento ha avuto un esito incoraggiante, raggiungendo almeno due risultati. Il primo è senz'altro il numero dei lettori, circa centoventimila dal 30 maggio al 31 dicembre 2001. Il secondo la forma che via via "Adelphiana" ha preso, e che ci ha spinto a fare un passo più in là, e cioè a tornare all'origine. "Adelphiana" è infatti la virtuale prosecuzione di Adelphiana 1971, numero unico di un'immaginaria rivista dove trent'anni fa apparve per la prima volta in Italia il nome di Thomas Bernhard, ma in cui uscirono anche, fra gli altri, uno dei testi più alti dell'ultimo Calvino, "Dell'opaco", e un inedito assoluto di Aby Warburg. La nuova "Adelphiana" su carta sarà dunque, secondo la formula di Lautréamont che l'accompagna fin dall'inizio, una 'pubblicazione permanente', priva cioè di scadenze fisse, argomenti preordinati, autori, generi o stili privilegiati. Già in questo primo numero, fra le ardue tesi liquidatorie delle scienze cognitive, proposte da Giuseppe Trautteur, fra le rivelazioni su che cos'è veramente la base militare di Diego Garcia e le trasparenti liriche di Charles Simic, l'oscillazione è notevole, e copre un ventaglio di possibilità che ci piacerebbe corrispondesse a quello mentale di un lettore curioso di tutto.
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