Il gemello solare

Il gemello solare

Nel tentativo di dare struttura e senso alla massa informe dell'universo, i pensatori dell'India più antica, i ritualisti del periodo vedico, si sono instancabilmente adoperati a tessere una prodigiosa ragnatela di connessioni e corrispondenze. Il telaio usato per intrecciare il delicato arazzo di ciò che chiamiamo realtà era la grandiosa macchina del sacrificio, che aveva come punto focale la messa a morte di una vittima animale o vegetale. E filo conduttore di questa nuova raccolta di saggi di uno dei più acuti interpreti del pensiero vedico è lo stesso dio della morte, Yama (vale a dire "costrizione"): figlio del Sole, ha una sorella gemella, Yami, la quale gli corrisponde amorosamente come la Terra corrisponde al Cielo, in un rapporto che costituisce il modello indiano delle relazioni tra fratelli e sorelle. Benché immortale in quanto dio, Yama è il primo a sperimentare la morte, e a tracciare così il cammino verso l'aldilà, quel regno dei Mani o dei Padri, moltitudine senza più volto, cui gli antenati accedono attraverso il rituale dello 'sraddha', che sancisce l'allontanamento dal mondo dei vivi mediante la dispersione dei resti e la consegna all'oblio dei loro nomi. Yama è 'antaka', "colui che pone fine" alla vita, ma proprio stabilendo questo confine assoluto egli dà senso a tutti i limiti che regolano e rendono possibile l'esistenza nel mondo. Giudice ultimo delle azioni degli esseri umani, Yama è anche il "re del 'dharma'", colui che veglia sull'ordine cosmico e sociale, prototipo di ogni sovrano. La sua morte, inoltre, determina l'istituzione di un altro limite, quello fra notte e giorno, oggi e ieri: impietositi dal lutto di Yami per la scomparsa del gemello, indefinitamente protratto in un "oggi" che non passava mai, gli dèi fissarono infatti le cesure temporali grazie alle quali domani può essere un altro giorno.
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