Riflettersi nell'infinito

Riflettersi nell'infinito

"Le emozioni svaniscono come rosso di nubi al tramonto. Resta una velata malinconia come il grigio impalpabile all'orizzonte". Forse la prima caratteristica della poesia - ma vorremmo dire, anzi, di qualunque opera d'arte - è, come sogliono dire oggi, "la sintesi": ridurre cioè più idee ad unità. Per ottenere una felice sintesi, l'autore deve conoscere il senso che sta dentro la parola, la quale, come ben sappiamo, ad esempio nella mentalità ebraico-biblica, essa può esprimere vari significati, per cui non è semplicemente il dire o il pensare ma soprattutto, trasmettere ad altri le proprie emozioni. Deve essere perciò una parola comprensibile e tale da avere la forza misteriosa che scuote; può essere una parola che non segna logiche e tantomeno compromessi, visto che il suo scopo deve essere il ravvedimento dell'uomo e particolarmente la sua rinascita. La mancanza del significato più recondito della parola genera talvolta uno stato angoscioso; a tal proposito, Giovanna Maria Bonucci trova, nel soppesare le giuste parole dentro il verso poetico, quella vibrazione quasi improvvisa che viene suscitata anche nel lettore, chiunque egli sia. Una subitanea emozione, dunque, per cui il verso diventa una notevole consonanza, anzi un ritmo come in una conosciuta melodia: "cammina come un fiume/l'impalpabile tempo/tutto trascina via..." si legge in "Come un fiume". Ci sembra notare in quel verso un aggettivo quale "impalpabile" che si riferisce al "tempo".
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