Mani vuote

Mani vuote

Mani vuote è un romanzo di formazione, che gira intorno ad un sistema oppressivo costante. Una lunga vessazione che dura una vita. La voce narrante matura, attraverso le sue faticose esperienze, un senso di resistenza, un sistema di rafforzamento che mano a mano diventa sempre più solido. Un destino che Emilio, il protagonista, andrà a cercare lontano, ma che gli ha fornito le condizioni e i principi di un saper resistere alla violenza del vivere. In questo romanzo, la semplicità della parola, la qualità della frase che non incespica mai, che non è mai sovrabbondante, che gira per le sue stradine poco affollate e trova sempre uno sbocco al mare, diventano arte letteraria di livello straordinario. La nettezza, la frase pulita, la chiarezza delle intenzioni, la mancanza di doppi specchi, di doppi giochi, di giochi di parole, fanno della prosa di Strati una delle più chiare del nostro Novecento. (Dalla prefazione di Giuseppe Aloe)
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Recensione del libro fornita da lottavo.it

Di Geraldine Meyer

In uno stile ricalcato, in molte sue parti, sulla realistica cadenza del parlato, senza però mai cadere nel folkloristico stereotipo, Strati denuncia senza mai giudicare. Come avrebbe potuto, del resto, fare ciò uno scrittore, un uomo che conosceva così bene la realtà che andava raccontando? Strati, anche in questo Mani vuote, racconta la fisicità della terra e degli uomini...

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