Natale con i fantasmi

Natale con i fantasmi

Otto racconti pervasi dal sinistro e dal macabro da leggere tutti d'un fiato. Magari con la luce accesa. Dalle penne di Bridget Collins, Imogen Hermes Gowar, Kiran Millwood Hargrave, Andrew Michael Hurley, Jess Kidd, Elizabeth Macneal, Natasha Pulley e Laura Purcell.«In questa spettrale raccolta di racconti, otto autori di bestseller creano l'atmosfera perfetta per la stagione natalizia con una serie di storie di fantasmi che incantano» – Buzzfeed«Il rigido clima invernale e l'atmosfera vittoriana accomunano questi otto terrificanti racconti, che piaceranno sia ai lettori di narrativa storica che agli amanti dell'horror» – Publishers WeeklyQuando le giornate si accorciano e i crepuscoli si fanno lividi, è il momento di raggomitolarsi sul divano, accendere le candele e lasciarsi conquistare da un racconto spettrale. Rese popolari da artisti del calibro di Charles Dickens, Wilkie Collins e Henry James, le storie di fantasmi sono ricorrenti nella letteratura fin dall'antichità e sono tradizionalmente legate alle feste natalizie. In questa raccolta alcuni dei più grandi scrittori contemporanei – tutti maestri del terrore – riportano in vita questa antica tradizione con una serie di racconti che fanno venire i brividi. C'è un uomo ossessionato dal gioco degli scacchi che decide di prendere in affitto una singolare casa bianca e nera, con un sobrio giardino all'italiana in cui, disposti su due file, vi sono alberi potati in forme elaborate e familiari: torri, cavalli, alfieri, re e regine, con davanti i lunghi ranghi dei pedoni. Ma, se di giorno quel luogo è pervaso da una pacata quiete, di notte si trasforma nel più spaventoso degli incubi. Una donna in fuga da un marito violento sceglie, come rifugio per sé e suo figlio, la vecchia dimora di famiglia. Dovrebbe sentirsi protetta, tra quelle mura, ma fin dalla prima notte appare chiaro che qualcun altro abita quelle stanze polverose. Il giovane Walter Pemble, fotografo commemorativo di prim'ordine, si presenta nella residenza dei coniugi Wilt per il ritratto della defunta Lily, unica figlia di Rumold e Guinevere Wilt. La casa è sprofondata nel lutto, gli specchi oscurati, gli orologi fermi e le persiane alle finestre chiuse con il batacchio trattenuto con del crespo. Solo Lily Wilt, adagiata nel suo feretro, appare più viva che mai. La giovane Catherine Elizabeth Mary Blake, fresca sposa e signora di Blake Manor, nella campagna dello Shropshire, viene messa al corrente di una storia agghiacciante accaduta a pochi passi dalla sua tenuta. Una storia tanto torbida da lasciarle addosso un segno indelebile.COME COMINCIAForse, se non si fosse fermato ad asciugarsi la fronte proprio in quel punto, Morton non avrebbe mai notato la casa bianca e nera. Di fatto, si era appena rimesso il berretto ed era tornato a inforcare la bicicletta, quando il suo sguardo fu attratto dal cancello in ferro battuto sul muro, oltre il quale colse un'apparizione fugace di luci e ombre: talmente fulminea da impedirgli di capire ciò che aveva visto, ma da costringerlo ad accostare goffamente e a sbirciare da dietro le sbarre di metallo. Tra le nuvole di fiato, scorse una casa come tante, antica, in legno e muratura, circondata da un sobrio giardino all'italiana. Sembrava uno schizzo a inchiostro: le travi strette, il vialetto invernale imbiancato dalla brina, la simmetria tronca dei tassi con le loro ombre allungate… Ma le case simili in cui si era imbattuto erano diroccate, i timpani sbilenchi o pendenti in avanti, e sprofondate sotto il peso dei secoli; questa invece stava eretta, con le linee precise e l'inclinazione giusta. Ciò nonostante, non pareva affatto una costruzione recente. Morton la osservò a lungo, ne apprezzò l'ordine, le regole e la disciplina; quella casa, che non cedeva a compromessi, che mostrava di dominare la gravità e il tempo, incontrava la sua approvazione. Rimase un bel po' a sbirciare da dietro le sbarre del cancello. Vi regnava una quiete particolare. Quel posto gli ricordava qualcosa, ma fu solo quando finalmente si decise a staccarsene e a ripredere a pedalare lungo la strada che capì di cosa si trattasse, e questo perché, girandosi a guardarla, la vide da un'altra prospettiva, notando diverse file di figure in arte topiaria sui due lati di un ampio viale. Erano alberi potati in forme elaborate e familiari: torri, cavalli, alfieri, re e regine, con davanti i lunghi ranghi dei pedoni. In un giorno d'estate l'effetto forse sarebbe stato festoso; ma in quella fredda immobilità era funereo, sbalorditivo.
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