L'innocenza
Londra, 1792: nel quartiere di Lambeth, un groviglio di carrozze e cavalli, grida di pescivendoli e lustrascarpe, Jem Kellaway trasporta all’interno della sua nuova casa, una dopo l’altra, le sedie Windsor che il padre ha costruito con le sue mani. Occhi azzurri infossati e capelli biondo - rossi, il ragazzino si è appena trasferito con la famiglia dal Dorset perché suo padre sarà il capo carpentiere del famoso circo Astley. Saranno a pigione dalla signorina Pelham, una donna chiassosa che proprio in quel momento sta sbraitando all’indirizzo di una ragazza dall’aria sfrontata che punta su di lui il suo sguardo di volpe: è Maggie, figlia del vicino Dick Butterfield, quell’impudente che ha avuto l’ardire di vendere alla signorina Pelham falsi merletti delle Fiandre. Jem, introverso per natura, si sente frastornato da quel caos assordante, quando a un tratto la strada piomba in uno strano silenzio. Un uomo attraversa la via. Fronte spaziosa, prominenti occhi grigi e cappello con coccarda blu, bianca e rossa: ecco uno degli abitanti più noti di Lambeth, il pittore e incisore che crea figure mistiche, il poeta che stampa “strani libretti” e inneggia alle idee incendiarie d’oltremanica. Ecco William Blake. Così si apre il sipario di questo romanzo, in cui Tracy Chevalier mette in scena la Londra georgiana, misera e splendida, con i suoi segreti, gli amori pericolosi, i loschi affari, la rutilante magia circense. E il suo grande protagonista, il cantore dell’innocenza e dell’esperienza, con le sue folgoranti apparizioni.
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