Controstoria del costume teatrale
Il costume del teatro occidentale, sin dalla sua origine, ha creato, sedimentato e raffinato, dei linguaggi visivi e poetici specifici, originali, propri ed a se stanti, volutamente diversi rispetto alla realtà coeve e quotidiane del vestire. In questo suo sviluppo, ha anche influenzato con la sua narrazione visiva le altre arti, ma facendosi anche da queste, influenzare. Questo breve saggio, si pone necessariamente come “controstoria”, perché tenta di ripercorrere in modo inedito finora, i 2500 anni di questa storia, focalizzando una questione poetica di fondo: il costume teatrale se non è un semplice vestito della quotidianità, di ordine naturalistico, ma un “apparato visivo” di un rito/spettacolo/sogno è portatore di una re-invenzione o astrazione della realtà. Necessita per la sua narrazione, quindi, necessariamente di categorie non solo storiche o letterarie del vestire ma storico-artistiche, di ordine poetico, artistico, visivo, soggettivo dell’artista, psicomagico, antropologico, decisamente diverse dalla realtà quotidiana e del vestire e proprie solo del “teatrale”, appunto.
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