Lettere a mia sorella

Lettere a mia sorella

Se le lettere al fratello Theo sono ormai un classico, pochi sanno che Vincent van Gogh scrisse alla sorella Willemien lettere altrettanto belle, soprattutto negli ultimi anni della sua vita. Dopo un lungo periodo di distacco tra i due, a partire dal 1887 il legame tra Vincent e la «sorellina» di quasi dieci anni più giovane divenne più solido e profondo, complice anche la somiglianza di carattere e la passione per l’arte e la letteratura che li univa: a lei Vincent scrisse lettere intense e le dedicò quadri, schizzi e disegni, che corredano il volume. Le 25 lettere di Vincent a Wil, qui raccolte per la prima volta, consentono di avvicinarsi a un Van Gogh inedito, che dà libero corso ai propri pensieri e ai propri sentimenti più intimi. Testi ricchi di dettagli sulla vita e sull’arte, dal valore particolare, perché in esse Vincent non ha paura di mostrare il suo lato più vulnerabile. Wil, che come il fratello soffriva di un disagio psichico, era infatti in grado di comprenderlo a fondo. Nonostante ciò, queste lettere hanno un carattere più leggero di quelle scritte a Theo: non sono prive di scherzi e confidenze, ma anche di consigli sulla vita, sulla pittura, sui libri e persino sull’amore. Emerge il Van Gogh più intimo e sconosciuto, un artista che lotta per trovare la propria strada, ma anche un fratello premuroso, che chiede alla sorella di stargli vicino lungo il cammino. Nel suo denso saggio introduttivo Willem-Jan Verlinden, sulla base delle lettere, delle opere d’arte e di documenti inediti, racconta il profondo legame tra Vincent e la sorella, e ricostruisce la tormentata vita di Wil, dai pioneristici tentativi di diventare una donna indipendente attraverso l’arte e l’impegno sociale fino al drammatico epilogo della sua vita. Vincent e Willemien furono entrambi spiriti inquieti, che mal tolleravano i vincoli della morale e della loro epoca, a cui si ribellarono, ma con esiti differenti. Vincent trovò nell’arte un modo per trasformare il suo caos interiore in una fonte creativa, che gli procurò una fama enorme, anche se postuma. La ribellione di Willemien, che pure per un periodo coltivò aspirazioni artistiche e di impegno sociale, fu meno tollerata, forse in quanto donna. I suoi disturbi psichici non sfociarono nell’arte, ma in un lungo silenzio durato anni: la sua vita terminò in un istituto psichiatrico, dimenticata e isolata. Così, se Vincent alla fine divenne il simbolo dell’artista tormentato, Willemien scomparve nei margini della storia.
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