Le signore del mare. Una storia del Mediterraneo medievale

Le signore del mare. Una storia del Mediterraneo medievale

«I quattro medaglioni proposti in questo saggio riguardano le principali città di mare del periodo medievale, il cui successo ha suggerito di riunirle sotto il nome di "repubbliche marinare", evocato ripetutamente nella storiografia ottocentesca e in quella del primo Novecento. Con queste premesse la loro storia è stata disegnata per molto tempo lungo una curva ascendente fatta di lotte e di eroismi che ha i suoi estremi nelle prime guerre sul mare contro gli arabi e nelle riscosse contro gli ottomani, nella battaglia di Lepanto o, addirittura, per Venezia, nella guerra di Morea, lasciando un poco indietro Amalfi e Pisa che cessarono ben prima il loro protagonismo nelle acque del Mediterraneo. Si può obiettare che la realtà marittima, per limitarci soltanto all'area italiana e a quella limitrofa, a comprendere le coste catalano-provenzali e quelle dalmate, è ben più complessa. E anche riducendosi alle quattro realtà di riferimento tradizionali, è vero che ciascuna di esse rappresenta il punto apicale di una rete di interessi, ruoli economici e competenze interconnesse che si estende in tutte le direzioni, ed è forse effettivamente giunto, il momento di riconsiderare l'impostazione verticistica che si focalizza sul ruolo delle città protagoniste. Qui, tuttavia, ho scelto ancora il percorso consueto prendendo in esame le principali città marinare. Alla base del discorso ci sono infatti due considerazioni. La prima è che queste città, per quanto lanciate verso la conquista degli spazi marittimi, erano inserite in quadri istituzionali riconducibili ai poteri superiori che le dominavano sul territorio e che la loro storia va letta coerentemente con lo sviluppo urbano dell'età medievale. La seconda considerazione che mi ha indotto a questa scelta è implicita nella finalità ultima del lavoro, ovvero il confronto. Il caso di comparazione più evidente è quello tra Genova e Venezia, su cui gli studiosi sono tornati ripetutamente giustapponendo talvolta i due modelli oppure cercando una formula sintetica in cui si rispecchiassero le difformità tra le due realtà...» (Dalla Premessa)
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