L'onorata società. Dal commercio alla sanità, dai trasporti alle professioni. Caste e baroni dell'«Italia che lavora»

L'onorata società. Dal commercio alla sanità, dai trasporti alle professioni. Caste e baroni dell'«Italia che lavora»

Conoscete Giacomo Leopardi? Non il poeta, ma un suo omonimo, meno famoso ma sicuramente più potente: l'uomo che alla guida dell'Ordine nazionale dei farmacisti ha fatto il diavolo a quattro appoggiando la serrata dei camici bianchi. Avete mai sentito parlare di Dino Abbascià, il Leone di Bisceglie? Difficile. Eppure è lui che guida la fronda dei commercianti alimentari. E di Carlo Bologna, detto Spartacus? E' il capo dell'Associazione italiana taxisti e capeggia le mille rivolte delle auto bianche. E che dire di Riccardo Pedrizzi, il superlobbista delle assicurazioni? O di Giuseppe Rotelli, il re della sanità privata italiana? E di cento altri sconosciuti ai più? Hai voglia a dire che per contrastare l'inefficienza italiana bisogna fare le riforme. Lo ripetono tutti, incessantemente. Ma poi le riforme, quelle vere, non si fanno. Colpa della politica? Senz'altro. Ma quella raccontata in queste pagine è un'altra storia. Corporazione per corporazione, questa è un'odissea illuminante tra figli di, salotti buoni, intrecci perversi. Perché se le cause dell'inefficienza italiana hanno mille nomi - gerontocrazia, nepotismo, corporativismo, mancanza di concorrenza... - questo viaggio nella cupola dell'"Italia che lavora" fa finalmente anche i cognomi: professionisti, imprenditori, uomini di finanza, docenti universitari, baroni della medicina.
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