Essere amiche a Kabul

Essere amiche a Kabul

Dopo molta sfortuna e qualche scelta sbagliata, Sunny ha finalmente trovato il suo posto nel mondo; peccato che sia nel bel mezzo di una zona di guerra. Lei è americana, e da sei anni gestisce un caffè nel cuore di Kabul: una città in cui la vita è fragile, il tempo sembra sempre contato, e la paura, la solitudine o la necessità avvicinano le persone molto più in fretta. E così, al Kabul Coffee Shop, è possibile incontrare gente di tutti i tipi: mercenari e operatori umanitari, occidentali e afgani. Clienti che ormai, per Sunny, sono come una famiglia. Un po' casa per chi è lontano dai propri cari, un po' rifugio per chi fugge da un destino avverso, il caffè è un incredibile intreccio di storie: le più disparate soprattutto quando ne sono protagoniste le donne. Perché se, da una parte, a quei tavolini siedono giornaliste europee a caccia di notizie o ricche americane in cerca di se stesse, dall'altra ci sono le donne afgane, per le quali l'indipendenza è ancora un sogno. Come la giovane Yazmina, cui Sunny ha offerto un tetto e un lavoro dopo averla raccolta dalla strada, che rischia un'accusa di prostituzione perché, avendo appena perso il marito, non può dimostrare la paternità del figlio che porta in grembo. O Halajan, che a quasi sessant'anni ricorda ancora il sapore della libertà, quella conosciuta nell'Afghanistan pre-talebani, e si concede piccoli gesti di ribellione privata fumando di nascosto e celando sotto il burqa un cortissimo taglio di capelli, oltre alle lettere d'amore che le scrive Rashif.
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