Anfibi e vecchi utopisti

Anfibi e vecchi utopisti

"Il ventre di vacca è caldo e accogliente, ma ci si sta in pochi, in pochissimi, ci si sta da soli... e gli altri? Chi se ne frega degli altri? Al freddo, coi giorni che passano, che vanno riempiti di maccheroni e di idee, due cose necessarie per vivere". Le parole udite da bambini danno spesso il senso alle azioni future e il piccolo Alfiero ascolta i rimpianti di uomini anziani sulla propria giovinezza. Ora, avvicinandosi alla fine di questa vita, è Alfiero a dover tirare le somme di un'esistenza vissuta e raccontata incastrando i diversi momenti gli uni negli altri, in una specie di scatole cinesi, dalla fine del Novecento agli anni Cinquanta, dal Sessantotto agli ultimi anni. Un flusso di ricordi con nessuna pretesa di rigida sistemazione, solo con la nostalgia di un uomo che mentre desidera annullarsi, sparire nel vento di un temporale, ricorda il suo passato e lo rivive con la forza dei ricordi, ma come un inetto sveviano, al centro di una vita di cui non si sente protagonista.
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