Per una teoria psicoanalitica della conoscenza

Per una teoria psicoanalitica della conoscenza

La psicoanalisi, che è nata dall'esigenza di comprendere e curare i sintomi nevrotici, ben presto ha esteso il suo dominio euristico al di là della patologia. La sua focalizzazione sul sogno, che non è un fenomeno patologico, ne ha fatto una psicologia fondata sul riconoscimento della presenza di processi psichici inconsci in tutti gli uomini. Ma, proprio a partire da questo riconoscimento, la visione dell'uomo viene sovvertita per cui le forme culturali e sociali in cui si manifesta la civiltà acquistano un significato differente. In quanto strumento euristico globale, fondato su un'indagine razionale anche dei fenomeni che alla ragione sfuggono, essa si pone come l'erede della rivoluzione culturale avvenuta nella Grecia del VI secolo a.C. con la nascita della filosofia. Pertanto, l'interrogazione psicoanalitica comprende anche quella delle condizioni di possibilità della conoscenza umana e del suo valore epistemico, collocandosi così nella tradizione kantiana. Ma, postulando l'esistenza di processi psichici inconsci ed evidenziando il loro coinvolgimento in tutte le attività mentali, mette in crisi il logocentrismo e la sua pretesa di giungere ad una conoscenza del reale. Qui la sovversione freudiana si manifesta attraverso una interrogazione della filosofia che ne mette in discussione la razionalità ed esita in una filosofia dell'antifilosofia o meglio un suo superamento (Aufhabung).
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