Il destino della materia. Sulla scena espressionista

Il destino della materia. Sulla scena espressionista

Ripercorrendo il tema della costruzione negli anni tra la fine dell.ottocento e gli inizi del novecento, il volume analizza il passaggio dell'architettura dall'universale unità teleologica ottocentesca ad una nuova "universalità" legata al fare che coinvolge non soltanto gli elementi materiali della costruzione ma le stesse categorie estetico-simboliche della sua origine. In questo contesto, grazie anche ad un'analisi comparata di testi di teoria architettonica e di estetica del tempo, che fin da Hegel introduce la costruzione nel sistema ontologico, l'individuazione semperiana di etimi primari dei codici stilistici e il divenire evolutivo della costruzione espressionista appaiono configurarsi come ricerca di un Assoluto a partire dall'oscurità più vischiosa della materia. La costruzione, ricondotta alla nudità originaria della sua materialità, diviene espressione di contenuti cosmici e spirituali che si manifestano attraverso allusioni a processi vitali ad essa immanenti e che procedono dal suo nucleo, in una sorta di struttura monadica, centralizzata. La monade, che agli inizi del novecento è al centro degli interessi di filosofi e mistici ma anche della scienza naturale darwiniana, diviene metafora della costruzione espressionista.
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