Pensare il tempo. Tra scienza e filosofia

Pensare il tempo. Tra scienza e filosofia

Negli ultimi centocinquant'anni, l'esplorazione dell'infinitamente piccolo e dell'infinitamente grande, i progressi compiuti nel campo della fisica delle microparticelle e dell'astrofisica, hanno portato a un nuovo modo di intendere il tempo, più ancora che a una nuova visione dello spazio. Il tempo non è più un semplice parametro geometrico del moto, ma misura evoluzioni interne a un mondo in non equilibrio. La scoperta della molteplicità del tempo, e della sua insopprimibilità nella descrizione scientifica del mondo, si accompagna anche alla constatazione della "direzione" verso cui esso è orientato, e dunque della sua intrinseca e ineliminabile caducità. Se l'universo non è governato dall'immutabilità di leggi eterne, ma possiede una "storia", allora il discorso "antico" sulle età del mondo, sulla sua infanzia come sulla sua vecchiaia, può essere ripensato oggi in una luce diversa, come intuizione profondamente anticipatrice, il riconoscimento del carattere qualitativo, plurale, differenziato, ripropone dunque, anche se in termini nuovi, l'importanza di una riflessione sulla nascita e sulla morte, intese come categorie riguardanti non solo isolati cicli biologici o sociali, ma l'insieme dell'universo, la sua storia e il suo stesso destino, tanto in senso scientifico quanto dal punto di vista filosofico.
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