Antigone

Antigone

Scritta in trincea durante la prima guerra mondiale, l'Antigone di Walter Hasenclever denuncia l'insensatezza di tutte le guerre ed è un grido pacifista nel mezzo dell'orrore. L'Antigone greca, che paga con la vita la sua ribellione alle leggi dello Stato in nome di una legge divina non scritta ma inderogabile, diventa in questo dramma espressionista una profetica e rassegnata martire della violenza politica di ogni genere. E la vittima non solo di un sanguinario potere tirannico, ma anche di un proletariato sbandato e assetato di vendetta. Questa tragedia giovanile esprime l'oscuro presagio di una schiera di 'demoni' che avrebbero saputo conquistare le masse e portare alla catastrofe il mondo già provato da una prima, terribile guerra. Quella di Hasenclever è dunque la prima Antigone politica del XX secolo, stranamente sfuggita alla censura: va accostata all'Antigone del romanzo Novembre 1918 di Alfred Doblin e alla più celebre Antigone di Bertolt Brecht (1948). L'Antigone di Hasenclever da una parte, quella di Brecht dall'altra, sono infatti erme poste a confine di due momenti decisivi nella storia della cultura tedesca e, pur in una visione pessimistica della storia, esprimono attraverso il riuso di un mito antico la possibilità di ripartire dall'arte dopo essere giunti al punto zero della 'civiltà' europea.
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