Movimento circolare ed esperienza della concretezza tra Platone e Hegel

Movimento circolare ed esperienza della concretezza tra Platone e Hegel

Nell'immaginario comune gli uomini ascrivono alle idee un certo ciclo vitale: esse nascono, crescono, si diffondono, talora si sclerotizzano, fi no a essere annientate e obliate. Ma il loro decorso non pare coincidere con lo svolgimento dei tempi e dei modi della fisiologia quotidiana. Il metabolismo della filosofi a (la considerazione pensante per eccellenza), infatti, non solo non sembra compatibile con il normale andamento delle cose, ma addirittura ne rovescia l'abituale forza di gravità: a un filosofo appare più vicino un astro remoto che il pozzo davanti ai suoi piedi. Agli occhi dei più un abominio, a detta di pochi un prodigio. In ambo i casi il pensiero non lascia mai le cose così come sono, invadendo bruscamente la realtà e alterando la percezione degli eventi. Di fronte a questa consapevolezza, originariamente conseguita da Platone, i due dispositivi teorici d'ispirazione hegeliana che guidano la decifrazione del comportamento filosofi co sono la circolarità e la concretezza. La scommessa sotterranea è una soltanto: il tempo del pensiero, in ultimo, può circolarmente ricongiungersi col tempo della vita, perché ogni verità non è tale se non vissuta e condivisa.
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