Rockriminal. Murder ballads. Storie di rock balordo e maledetto

Rockriminal. Murder ballads. Storie di rock balordo e maledetto

"Padre, la dia a Johnny Cash". GIen Sherley, detenuto del carcere di massima sicurezza di Folsom, consegnò la sua canzone al cappellano della prigione. Nel penitenziario, quello era un giorno speciale. Il 13 gennaio del 1968, Johnny Cash salì sul palco della casa circondariale di Folsom. "Hello! l'm Johnny Cash", si presentò con la frase che sarebbe diventata consueta. I duemila detenuti lo salutarono esultando. Lui attaccò con Folsom Prison Blues, e quando cantò "But I shot a man in Reno, just to watch him die" ("Ma ho sparato a un uomo a Reno, giusto per vederlo morire") le urla e gli applausi dei detenuti si alzarono di più, e con essi i fucili dei secondini. Seduto sul letto del Moonlight Motel, Jeffrey Lee Pierce posò la pistola del suo Club vicino ai soldi. E attese con la televisione accesa. Uccidere verso un'alba illuminata dal Sole Nero. Uccidere per porsi "al di fuori dell'Ordine di questo mondo". L'8 agosto dopo l'assassinio, i Dissection suonano al Wacken Open Air in Germania. Alla Terza Divisione Omicidi della 51esima strada, Sid confessò: "L'ho uccisa io perché sono un fottuto cane bastardo". Ma come sono andate le cose non lo sapeva neanche lui. Non ricordava niente. La stanza era stata svaligiata, i quindicimila dollari (o ottanta che fossero) non c'erano più. Prefazione di Massimo Carlotto.
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