La crisi dei musei

La crisi dei musei

"... Pare ormai pienamente acquisita l'idea che una collezione pubblica non è più un patrimonio spirituale che testimonia della storia di un paese, la sua memoria visibile tanto preziosa per le nostre democrazie laiche quanto lo erano gli oggetti di fede agli occhi dei credenti nelle società religiose, bensì una semplice mercanzia. Suscettibile di essere alienata, scambiata, data a nolo e un domani venduta. Questo atteggiamento ormai comune somiglia in fin dei conti a una sorta di 'rivoluzione culturale' simile a quella messa in atto nel '68 dai dirigenti politici cinesi. Esso si manifesta nel contesto di una globalizzazione capitalista, ma con tratti più sornioni e radicali, poiché si fonda sul medesimo disprezzo della storia, della cultura, del passato, del patrimonio ereditato. Se questo scritto ha un senso, sta nel fatto che, al di là della vicenda di Abu Dhabi, esso pone il problema del significato della cultura stessa, e del museo in particolare, in una società per la quale la cultura non è altro che un divertimento e il museo un magazzino." (Dalla Prefazione all'edizione italiana di Jean Clair)
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