Contro i maestri dello sconforto

Contro i maestri dello sconforto

"Nel quotidiano, teniamo gli uni agli altri. Facciamo il possibile per preservare e rinforzare i legami. Ma da spettatori, e lettori, prestiamo ascolto alla litania delle turpitudini umane, celebriamo esibizioni tanto sterili quanto inutili, invochiamo il dio del nulla". È il "nichilismo contemporaneo" di autori come Milan Kundera, Michel Houellebecq, Elfriede Jelinek che raccontano la famiglia, la maternità, l'infanzia e la vita con connotati negativi. Una sorta di manicheismo molto popolare oggi in Europa che Nancy Huston, scrittrice di successo, allieva di Roland Barthes, moglie del semiologo Tzvetan Todorov e vincitrice del prestigioso Prix Femina (2008), mette sotto accusa, svelandone la maschera.Secondo i nichilisti, secondo "l'atteggiamento cinico", ogni azione umana è risibile e ogni speranza è votata al fallimento, per cui sarebbe meglio suicidarsi all'istante. O in subordine, scrivere. Così come gli utopisti si accaniscono nel volerci propinare un radioso avvenire, "i nichilisti contemporanei" (Milan Kundera, Michel Houellebecq, Elfriede Jelinek) ci precipitano direttamente nelle tenebre. Ma in realtà i due atteggiamenti sono complementari e complici. Che si fondino 'sul tutto' o 'sul niente', la loro struttura è identica. Ciò che più conta, ossia la vera ragione del loro successo presso il pubblico, è invece il loro carattere 'assoluto'. Quell''assoluto' che fa piazza pulita di ogni sfumatura. Di quella sfumatura che è lo scopo dell'arte.
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