Finis mundi. La rivoluzione escatologica in corso

Finis mundi. La rivoluzione escatologica in corso

Viviamo in un mondo che pare sopraffatto dalla crisi. Ma crisi non significa sciagura, disastro, sconfitta: vuol dire giudizio, scelta, valutazione, prova, momento sofferto ma costruttivo per andare avanti lungo l'interminabile linea del tempo verso la pienezza della vita. Il tema dell'escatologia, della riflessione sul destino ultimo dell'uomo, qui affrontato in una prospettiva originale, investe in pieno il problema della Storia. Le grandi visioni teologiche e filosofiche, le interpretazioni mitologiche e scientifiche, di fronte alla "fine del mondo" sembrano proporre due piani di salvezza paralleli e fondati su due concetti concorrenti: da una parte, sul piano religioso, la salvezza come "apparizione e trionfo del regno di Dio", dall'altro, sul piano laico, la salvezza come "indefinito progresso sociale e tecnologico", un Eden aggiornato in diverse forme politiche ed economiche. L'autore, invece, accompagna il lettore al di là delle prospettive citate, riconoscendo, su un piano non religioso o laico ma "iniziatico", che esiste una sola Storia intesa come il compiersi della interezza dell'uomo. E nell'immane scenario della finis mundi solo la parola può salvarci. Ma la parola non è solo nome che descrive o definisce. E invece la presa di coscienza dell'irraggiungibile compiutezza del conoscere e del linguaggio non come soluzione, ma come tentativo per stabilire un costruttivo rapporto con la realtà, le persone e le cose.
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