Pecunia non olet. La mafia nell’industria pubblica. Il caso Finmeccanica

Pecunia non olet. La mafia nell’industria pubblica. Il caso Finmeccanica

Uno dei più importanti boss mafiosi, latitante per vent’anni, faceva affari per conto di Finmeccanica, fiore all’occhiello dell’industria pubblica italiana. Una storia che appare incredibile. Fra omertà, giochi diplomatici internazionali e grandi affari, ecco chi copre la mafia e chi la combatte con tenacia e coraggio. «Seguite i soldi, troverete la mafia.» - Giovanni Falcone «Se ‘Vituzzu’ dovesse parlare sul serio, farebbe tremare Italia e Africa intere.» - Andre Lincoln, agente sudafricano che indagò su Vito Palazzolo, boss mafioso La mafia che non uccide ma vende armi. Elicotteri, mitragliatrici, bombe, fregate militari: un arsenale ricchissimo e pronto all’uso là dove le guerre causano morti e arricchiscono i portafogli di speculatori e dittatori. La storia raccontata da Da Rold è incredibile perché fa vedere come l’illegalità criminale possa trasformarsi in una pratica normale e ripetuta, al punto che un latitante come Vito Palazzolo, «uno dei soggetti più pericolosi della comunità criminale internazionale», ricercato già da Giovanni Falcone e finalmente arrestato nel 2012, riesce a entrare nei salotti buoni del commercio internazionale e fare affari con Finmeccanica, Agusta e vari governi, incluso il Sudafrica di Nelson Mandela. A dire di no sono pochi: alcuni valorosi magistrati del Sud, di Napoli e Palermo, cui si affiancheranno quelli del Nord, di Busto Arsizio e di Milano. Dice di no, pagandone il prezzo, anche Francescomaria Tuccillo, avvocato e manager napoletano, direttore di Finmeccanica per l’Africa subsahariana. Nonostante il vento spiri a favore di chi agisce nell’illecito, alla fine la verità vincerà. La partita è enorme: in gioco c’è il destino del colosso della difesa, attraversato da scandali e arresti e da un intrico di poteri, in cui si mescolano politica, servizi segreti, mafia, massoneria, criminalità organizzata, che ha compromesso la competitività dell’industria italiana e messo in gioco il futuro economico del nostro paese, la sua capacità di creare lavoro e il suo ruolo sullo scacchiere internazionale.
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