Autopsia di una felicità mancata

Autopsia di una felicità mancata

Un'autopsia senza cadavere, questo è l'inusuale incarico che Arianna D., anatomopatologa alle soglie della pensione vede affidarsi da Giovanna Docra, antropologa di 47 anni, trasferitasi a Stoccolma, con marito e due figli gemelli, in cerca di realizzazione professionale. Si tratta d'indagare quel "qualcosa" che Giovanna sente sia morto a causa di una mancata storia d'amore con un giovane svedese, innesco della propria crisi esistenziale. L'autopsia è svolta con strumenti della biblioteca anziché con quelli consueti del gabinetto medico legale. In un doppio io narrante, è di Giovanna la cronaca dei fatti amorosi che Arianna mette a verbale mentre è quest'ultima che racconta la relazione che si sviluppa tra le due donne. La dettagliata ricostruzione delle vicende impone alla verbalizzante la stessa discesa agli inferi e spasmodica risalita vissute da Giovanna, come in un vero e proprio rito iniziatico. Le 15 settimane di ascolto sempre più partecipato sfociano in una sorellanza grazie alla quale Arianna individua il bandolo della matassa che le consentirà di stendere il rapporto autoptico finale. Identità della vittima, circostanze e cause della morte - in un colpo di scena - trasformano l'autopsia in una sorta di manovra ostetrica aprendo a una rinascita. È un romanzo che parla d'amore e di come la nostra civiltà abbia preteso di normarlo. Parla di lingua e linguaggi, di confini e sconfinamento tra nazioni, culture, età, convenzioni sociali e stagioni della vita. Ma anche tra razionalità e follia.
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