Kamchatka

Kamchatka

Kamchatka è una parola stramba. Per alcuni non ha nessun significato, per altri suona come un incrociarsi di spade, per altri ancora è il paese in alto a destra nel tabellone del Risiko. Per Harry, è l'ultima parola pronunciata dal padre prima di diventare uno dei tanti desaparecidos. 1976: Harry è un bambino a cui piace inventare storie, giocare con il suo amico Bertuccio, sfidare suo padre a Risiko. Ha un fratello più piccolo, il Nano, e ama i suoi genitori. La serena quotidianità si interrompe bruscamente: in Argentina c'è il colpo di Stato e la famiglia di Harry deve fuggire da Buenos Aires e assumere una nuova identità. Cosa vuol dire 'giocare' a essere qualcun altro per sopravvivere? Divertente, ironico e toccante, "Kamchatka" suggerisce che l'eroismo risiede nella capacità di cambiare e che tutti hanno bisogno di un 'posto' dove rifugiarsi e resistere prima di affrontare il mondo. Un luogo non segnato su nessuna carta, perché i luoghi veri non lo sono mai.
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Recensione del libro fornita da lottavo.it

Di Geraldine Meyer

“L’ultima cosa che papà mi disse, l’ultima parola che gli sentii pronunciare, fu Kamchatka. Mi diede un bacio graffiandomi con la barba che non si radeva da giorni e montò sulla 2CV. L’auto si allontanò sul nastro ondulato della strada, una bolla verde che appariva e scompariva a ogni dosso...

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