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Dietro un titolo senza pretese, si nasconde un romanzo autobiografico su tre generazioni di intellettuali ebraico-polacche, coinvolte nella storia del XX secolo. I comunisti prima della guerra; i sopravvissuti alla Shoah; i beneficiari della Polonia comunista; le vittime dell'antisemita caccia alle streghe del 1968 e, infine, i sostenitori dell'opposizione democratica. E anche il loro attivismo politico e la vita familiare instabile dove nessuno mai si comporta normalmente. Una 'storia di famiglia' organizzata in una serie di microscene e dialoghi, apparentemente abbastanza ordinari, ma venati di tragedia e illuminati qua e là da un umorismo surreale. Mikolaj Lozinski parla della "banalità" dell'amore, del tradimento, della malattia, della maturità, dell'invecchiamento e della separazione, utilizzando una miscela di crudeltà e tenerezza. E con un linguaggio semplice che non scivola mai nel cliché, l'autore riesce a comunicare un senso di realtà raramente raggiunto nella prosa polacca.
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