La pedagogia del recupero. Complessità familiari tra marginalità, devianza e crimine organizzato

La pedagogia del recupero. Complessità familiari tra marginalità, devianza e crimine organizzato

Il testo indaga la complessa tematica dei rapporti tra genitori e figli, con particolare riferimento al perpetuarsi di modelli educativi devianti nelle famiglie di 'ndrangheta, che i dati esaminati confermano replicarsi senza sosta da una generazione all'altra. Ponendo l'accento, in particolare, sull'incapacità intrinseca di questi modelli di favorire il naturale processo di soggettivazione e distacco dei giovani dalle figure genitoriali. All'interno delle realtà osservate, il processo di crescita si presenta come un percorso di vita precostituito già dato e dal quale il bambino non può discostarsi, perché la cultura familistica che domina in ambienti mafiosi non conosce la libertà del singolo, ma solo la forza prepotente del clan, inteso come un unicum indistinto nel quale le individualità si fondono per perdersi definitivamente ed inesorabilmente. Sulla questione del vuoto di generatività presente in ambienti contigui alla criminalità organizzata si è posta l'attenzione anche per sollecitare tutto il mondo istituzionale, a cominciare dalla scuola, a esercitare quella funzione sussidiaria della legge invocata dalla Carta fondamentale come strumento di tutela in tutte le ipotesi in cui i genitori si manifestino incapaci di assolvere ai loro compiti.
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