E guardo il mondo da un oblò

E guardo il mondo da un oblò

Periferia sud milanese, primi anni duemila. Questa è l'ultima notte che Matteo trascorrerà nella casa in cui è nato. Il sospiratissimo trasloco nella tanto desiderata villetta a schiera sta per compiersi. Ma prima di lasciare l'appartamento in cui è cresciuto, anziché dormire, Matteo comincia a ricordare. E con la sua buffa voce sgangherata e a volte incerta, e i suoi occhi ancora ingenui da undicenne, ci svela tutto ciò che ha visto e che ha sentito. Il suo piccolo grande mondo, fatto di sorprendenti scoperte. I suoi amatissimi e scombinati genitori, sua sorella maggiore Elisa, il suo inseparabile cugino Valerio, il suo ancor più inseparabile amico Bart, il quartiere, l'oratorio, la scuola. E soprattutto ci racconta - filo conduttore della narrazione - della lenta, snervante, faticosa costruzione della nuova casa. Dei continui ritardi e rallentamenti che rischiano di mettere a dura prova gli equilibri familiari. Il rumore di fondo è quello che arriva dalla televisione sempre accesa, a cui sta incollata sua madre. Un oblò aperto verso il mondo. Mondo che, proprio in quell'anno (2001), sarà oggetto di grossi cambiamenti.
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