New York è spietata con i miserabili
New York, Pasqua 2022. Nell’androne di una banca di Chinatown, Zhang Juàn rinviene il cadavere di un senzatetto, Johnny Bobb, un nativo americano. Indagano sul caso gli agenti Stanton, di origini inglesi, e Murray, irlandese. È immediatamente accusato dell’omicidio Ronald Jackson, un homeless afroamericano, ma qualcosa non quadra. Nel corso delle indagini tornano a galla le storie dolorose degli immigrati italiani e asiatici, degli schiavi africani, della scoperta di Manhattan nel 1524 da parte di Giovanni da Verrazzano e, infine, le tragiche vicende della tribù Lenape, i primi, veri, abitanti di New York, di cui Johnny è l’ultimo discendente. Così, spaziando dal Bronx a Hopewell, da Little Italy all’East Village, dalla Cina alla Sicilia, una morte racconta della colonizzazione, dell’immigrazione, del sogno americano, ma anche della discriminazione razziale e di una società che, levata la patina superficiale, si scopre essere spietata con i miserabili. La stessa città di New York, infatti, potrebbe avere direttamente qualcosa a che fare con il misterioso omicidio di Johnny. New York, scevra da ogni stereotipo cinematografico o letterario, isolata dal mito americano, è tanto bella quanto iniqua. Perché New York è spietata con i miserabili.
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