Lilith se ne va. Femminismo, spiritualità e passione politica

Lilith se ne va. Femminismo, spiritualità e passione politica

«Lilith abbandonò Adàm perché non aveva voglia di andare a dormire sotto di lui al momento dei rapporti coniugali. Si sentiva pari a lui»: Lilith rifiuta quindi l’assoggettamento e sceglie la libertà. Il femminismo, di cui Lilith è qui eletta a icona, anima i testi raccolti in questo volume. Pur situandosi nella cittadinanza politica, il femminismo abbracciato dall’autrice non rinnega la vastità di sconfinamenti di anima-corpo, si espande invece al respiro della trascendenza e alla dimensione spirituale, si fa interrogare dalle risonanze di un divino estraneo al paradigma di quel dio maschio – caro a dottrine e tradizioni religiose – e asseconda, piuttosto, il germogliare dell’essere, accogliendone l’esultante dilatarsi e insieme la vulnerabilità. Dottrine e tradizioni religiose vengono colte nella loro costitutiva complicità e alleanza con assetti sociali incardinati sulla primazia maschile, quasi mai sfuggendo a una misoginia viscerale, a un disprezzo strisciante nei confronti delle donne. Questo libro si rivolge anche a chi è estraneo al mondo della fede, a chiunque individua nell’universo delle religioni un nucleo coriaceo di economia patriarcale. Prefazione di Gabriella Caramore. Postfazione di Antonietta Potente.
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