Paradigmi siciliani. Saggi di letteratura dell'Otto e del Novecento

Paradigmi siciliani. Saggi di letteratura dell'Otto e del Novecento

La letteratura siciliana dell'Otto e del Novecento pare essere cresciuta all'ombra di un fertile paradosso: la marginalità geografica dell'isola e la conseguente lontananza dai palcoscenici continentali, nei quali fervevano i dibattiti intorno alla nascita della cultura della Nuova Italia, riuscirono invece, per gli scrittori siciliani, uno stimolo in più che li condusse a diventare, ognuno a suo modo, alfieri della modernità. Tutti lavorarono per definire un'identità regionale ben precisa, costruita in ogni caso sul continuo confronto isola-continente, che fosse capace di raccontare la singolarità della "sicilitudine" e il suo essere "metafora" del mondo, ma che risultasse anche aperta allo sperimentalismo europeo. Attraverso l'analisi di alcuni testi (novelle e romanzi, in particolare) di Verga, Capuana, Maria Messina, Tornasi di Lampedusa, Sciascia, Bufalino, Consolo, il volume intende tracciare una sorta di micromappa di temi ricorrenti che nel trascorrere dall'Otto al Novecento hanno popolato l'immaginario dei Siciliani: l'"antistoricismo", come rancore verso la Storia che ha elargito solo inganni e imposture (donde il senso del "tragico" alimentato dalle vessazioni cui la natura e le ripetute colonizzazioni hanno sottoposto la terra di Sicilia); il tema dell'"esclusione", ad alto tasso di figuralità etnico-culturale; quello dell'"onore", particolarmente consono a mettere in scena il sangue caldo dei siciliani e l'importanza accordata al giudizio (e al controllo) degli altri; infine, il culto della "memoria", perché funzionasse come potente antidoto contro la forza eraclitea del tempo che spazza via i segni di una civiltà e come strumento necessario per offrire ai lettori a venire le verità occulte del Potere e gli scempi dell'età contemporanea. Ne emerge il profilo di una "civiltà" letteraria dinamica e aperta all'Europa, in grado di rappresentare anche quanto non risulta subito visibile e misurabile (l'anima, la coscienza, la psiche), e di addentrarsi cosi nei destabilizzanti territori del Moderno.
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