Infermieri. Siamo tutti servi della flebo

Infermieri. Siamo tutti servi della flebo

Cosa sa fare un'infermiera (o un infermiere) in più di una mamma, una nonna o di qualsiasi donna (o uomo) con un po' di esperienza di vita? Qualsiasi massaia (o un qualsiasi padre di famiglia) saprebbe rifare i letti di un'intera divisione di medicina generale meglio e più rapidamente di una coppia di infermiere neodiplomate. Viene allora da chiedersi come mai un mestiere alla portata di (quasi) tutti, nessuno lo voglia fare, costringendo il Servizio sanitario nazionale a reclutare professionisti all'estero. Non sarà perché non vale la pena di studiare poco meno di un laureato in medicina in cambio di un futuro da subalterni, alle prese con cateteri, flebo e vene varicose, esposti alle richieste più assurde?David Conati e Barbara Fortelli, entrambi infermieri di fatto e per vocazione, tolgono ogni illusione a chi vuole fare questo mestiere: non si verrà mai apprezzati come accade ai medici e non si allevieranno le sofferenze dell'umanità. Solo un ostinato masochismo e una punta di sadismo verso il prossimo possono spingere ad abbracciare la professione.
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