La rosa dell'esilio. Giuseppe Antonio Borgese dal mito europeo all'utopia americana 1931-1949

La rosa dell'esilio. Giuseppe Antonio Borgese dal mito europeo all'utopia americana 1931-1949

Durante la lunga stagione vissuta negli Stati Uniti, Giuseppe Antonio Borgese fu uno dei rari intellettuali italiani in grado di cogliere senza esitazione la rosa dell'esilio, rendendo così la sua condizione di esule volontario una peculiare opportunità di rigenerazione, una palingenesi esistenziale e insieme culturale. Un'esperienza che sicuramente spiega le difficoltà di dialogo che Borgese stesso, pur essendo un convinto antifascista, incontrò al rientro in Italia, nel dopoguerra, sia con gli esponenti della destra laica o cattolica, sia con quelli della sinistra comunista. Tacciato di ambiguità dai diversi ambienti politico-culturali, Borgese fu pertanto prima marginalizzato e poi rapidamente dimenticato. La sua è un'inesistenza che purtroppo ha continuato a esistere fino ai nostri giorni. Eppure Piero Calamandrei affermò che l'opera di Borgese esprime una coraggiosa assunzione di responsabilità politica. Fu sempre un liberale, un europeista e un umanista militante e l'esperienza dell'esilio americano non fece che rafforzare la sua speranza nella civiltà dell'uomo e nel sogno di un governo universale.
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