Fiore finto. Vita di un transessuale quasi borghese

Fiore finto. Vita di un transessuale quasi borghese

Da quando l'opinione pubblica venne sconvolta dalle 'performances' di una certa Coccinelle ne è passato di tempo. Eppure non sembra che l'atteggiamento benpensanti nel confronti di quegli strani esseri non completamente maschi ma neppure abbastanza femmine chiamati 'transessuali' sia molto cambiato, anche se - grazie alle sofferenze e alle lotte di quelle che ci hanno precedute - sono stati fatti passi da gigante nella predisposizione di strumenti legislativi, sanitari ed assistenziali, che almeno sulla carta dovrebbero rendere loro la vita un po' meno dura. La gente comune ha paura di questo fenomeno - peraltro dilagante - che trova le radici nella mitologia classica; e per 'esorcizzare' questa paura inconscia ride - a volte anche con ragione. Perché effettivamente una parte di queste 'donne a metà' predilige parrucconi, tacchi a spillo ed altri accessori che accentuano invece di smorzare i caratteri virili, rendendole fenomeni da baraccone. Un esempio è costituito dalle drag queen, regine indiscusse di un certo genere di cabaret, che per decenni hanno rappresentato lo stereotipo delle trans. La dimostrazione è che quando invece il transessuale si presenta con abbigliamento decoroso ed armonico e con un comportamento serio ed educato, la gente tollera e rispetta molto di più la sua 'diversità', perché non fa così tanta paura. Ma siamo ancora ben lontani da un vero riscatto dall'emarginazione. Questa storia, che tratta del viaggio di un ragazzo 'diverso' attraverso la graduale scoperta della propria femminilità, vuol rappresentare la realizzazione di un sogno: vivere una transessualità alternativa alla scelta spesso obbligata della prostituzione e dell'emarginazione. (Dall'introduzione)
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