Missione a Dzablvar. Epistolario socialista del compagno Phançhunci

Missione a Dzablvar. Epistolario socialista del compagno Phançhunci

"Dzablvar, venti case in tutto, è un villaggio schiettamente armeno". Con queste parole il compagno Phançhuni descrive, nella sua prima lettera a un fantomatico Comitato centrale, il luogo in cui dispiegherà la sua azione di infaticabile propagandista rivoluzionario. Di lettere ne seguiranno altre dieci e - in un crescendo tra il comico e il grottesco - daranno corpo alla surreale vicenda di un paese armeno sconvolto, fino all'annullamento, dall'attività politico-missionaria del compagno Phançhuni. Molti saranno i nemici di Phançhuni: l'anziano sacerdote Der Sahag, analfabeta, incarnazione dell'oscurantismo medievale, il capo del villaggio Res Serko, "propietario di tre campi, due mucche, un asino e due capre", rappresentante della borghesia agraria sfruttatrice. Molti anche i suoi alleati: il matto del paese Chev Avo, il monello Garo e i predoni curdi del villaggio vicino, particolarmente sensibili alle teorie sull'espropriazione. Una lotta senza esclusione di colpi sullo scenario di un'Anatolia remota e primordiale, anno 1908. Capolavoro della satira di ogni tempo "Missione a Dzablvar" (1911) è per la prima volta accessibile nella traduzione italiana.
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