Sette giorni fra mille anni

Sette giorni fra mille anni

In una lettera a James Reeves del maggio 1949 Graves è chiaro sul senso di "Sette giorni fra mille anni": "Riguarda il problema del male: quanto male è necessario per una buona vita". Nel mondo di Nuova Creta, che capitolo dopo capitolo diventa per Graves sempre meno accettabile, "il problema è che c'è sempre una nostalgia del male", come scrive, in un'altra lettera, quand'è a un terzo della stesura. Se l'utopia scientifica è il bersaglio di Huxley nel "Mondo nuovo" e quella comunista è l'obiettivo di Orwell in "1984", forse non c'è un bersaglio di questa distopia che non sia proprio l'utopia. Il vero male sta nell'immaginare che i problemi si risolvano. Solo il passato elargisce futuro. Solo il dolore crea amore e solo la sventura regala saggezza. Senza il male non c'è poesia. Lo scrittore è un seme di dolore, che dona al lettore un raccolto di dolore, facendogli coltivare così saggezza e amore. Postfazione di Silvia Ronchey.
Al momento non disponibile, ordinabile in 3 settimane circa

Dettagli Libro

Libri che ti potrebbero interessare

Sulle onde della gioventù
Sulle onde della gioventù

Masoni Alessandro
Specchi di ghiaccio
Specchi di ghiaccio

Luciana Navone Nosari
L'erba nocca
L'erba nocca

G. Sandrini, Giani Stuparich