Storie di Yokohama. Tre racconti

Storie di Yokohama. Tre racconti

"Quando dal ponte della nave ho visto le macerie del porto, inaspettatamente, le lacrime hanno cominciato a scorrere. A tal punto ho amato Yokohama. Sono vissuto là solo due o tre anni ma, più di ogni altra area urbana del Giappone, ne ho amato lo stile di vita", scrive Tanizaki Junichiro quando fu costretto a lasciare la città in seguito al Grande terremoto 1923. Yokohama, la prima città del Giappone aperta all'Occidente, è lo spazio urbano reale descritto nel resoconto autobiografico "Minato no hitobito" (La gente del porto, 1923) e il luogo del desiderio e dell'alterità che ha ispirato opere come "Aoi hana" (Fiore blu, 1922), e "Ave Maria" (Ave Maria, 1923), i tre racconti qui presentati. Queste opere possono essere definite "Storie di Yokohama" perché portano inscritto il carattere del luogo in cui egli visse per quel breve periodo. Nel mosaico cosmopolita dell'epoca Taisho (1912-26), sono esempio del processo di assimilazione degli stili occidentali e delle nuove forme di espressione della cultura di massa: spazio materiale e spazio dell'immaginazione si fondono in una rappresentazione che traccia i contorni di una nuova identità personale e collettiva.
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